La speranza di un mondo nuovo
03/02/2020 - News
Missio Giovani fa parte della Fondazione Missio, l’organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, e si occupa dell’animazione e della formazione missionaria per adolescenti e giovani che hanno nel cuore il desiderio di vivere la missione a 360°.
Ogni estate Missio Giovani sceglie un Paese per vivere e far vivere a giovani la missione e quest’anno la meta è stata la Thailandia.
L’Holy Family Catholic Center nel nord del paese è stato scelto come uno dei luoghi di accoglienza per 4 giovani del gruppo.
Ecco le parole di Giovanni Rocca, Segretario Nazionale Missio Giovani che ha accompagnato i giovani lungo la loro esperienza missionaria nella “Terra del Sorriso”.
Un incontro: sì, perché incontrare è lo scopo delle esperienze estive che ogni estate Missio Giovani organizza, offrendo la possibilità a 18 giovani di trascorrere alcuni giorni al fianco dei missionari. Solitamente il gruppo - composto da 20 persone: 18 partecipanti (la cui età va dai 18 ai 30 anni) e due accompagnatori – trascorre i primi due giorni insieme per introdursi alla cultura del Paese e apprendere lo stile dello “stare” nella terra che lo ospita; dal terzo giorno invece il gruppo si divide in piccole unità composte da 4 o 5 giovani, cui viene assegnata una destinazione per i successivi 15 giorni, da trascorrere nelle missioni condividendo i momenti della vita quotidiana, seguendo gli operatori e aiutandoli nelle loro attività.
A Mae Sae i giovani, abituati a vedere la parte turistica della Thailandia, le calette caratteristiche, il mare cristallino, la Bangkok caotica e lussuosa, gli hotel da sogno sulle palafitte, le scimmie addestrate, gli elefanti costretti a trasportare turisti sulla loro schiena, hanno scoperto un’altra Thailandia, della quale mai nessuno parla.
Quella poco turistica, ma proprio per questo motivo splendida, quella impoverita e nello stesso tempo ospitale, quella che respira gli influssi del Laos e del Myanmar, che ama gli incontri e ama la gente. La Thailandia del nord, ricca di storia e di vite che si intrecciano, di culture.
Sono stati giorni intensi, giorni di accoglienza, di collaborazione, di pazienza, di adattamento, di prova, spesso giorni stancanti ma sempre stracolmi di bellezza.
I giovani hanno apprezzato la cura con cui i missionari portano avanti l’opera di Dio, prendendo sulle loro spalle i più piccoli della terra, mettendosi costantemente al servizio dei più poveri e degli indifesi, mangiando con loro, sporcandosi ogni giorno le mani nella terra per confermare il proprio amore per tutto il Creato.
Questa breve ma intensa parentesi nella vita di un giovane rappresenta una vera occasione di crescita, di introspezione, di formazione missionaria. Un momento necessario per chi segue un cammino di discernimento sul proprio futuro, per guardare alla propria vita con occhi diversi, apprezzare quanto ricevuto finora, mettersi in ascolto della chiamata d’amore che il Signore sussurra a ciascuno di noi.
Accompagnando uno dei piccoli gruppi alla missione di Mae Sae ho potuto personalmente apprezzare l’accoglienza che padre Alberto Pensa e chi collabora appassionatamente con lui riservano ai propri ospiti.
Posso affermare che il clima di fratellanza che si percepisce consegna all’anima la consapevolezza che un’umanità diversa è possibile; che la diversità è il fulcro della crescita e dell’apprezzamento del bene comune, anche se porta con sé tante fragilità che la rendono ancora più affascinante.
Questo si respira nelle missioni dei padri betharramiti: la speranza in un Mondo Nuovo, un mondo dove la sorella e il fratello che mi vivono accanto sono la parte migliore di me.