Volontariato é: Laura “in missione per scoprire me stessa”

Volontariato é: Laura “in missione per scoprire me stessa”

Per la rubrica “Volontariato è” condividiamo la testimonianza di Laura Sesini, giovane maestra presso il collegio “A. Volta” di Lecco che, tra dicembre e gennaio, ha trascorso due settimane di missione presso l’Holy Family Catholic Centre  nel nord della Thailandia. Ecco com’è andata.

 

In questi anni mi è capitato spesso di pensare di vivere un’esperienza un po’ fuori dal comune, ma fino all’anno scorso non era mai giunto il momento giusto. Ho deciso di partire al termine dei miei studi universitari, in qualità di maestra. Ero desiderosa di conoscere bambini appartenenti a una cultura diversa rispetto alla mia ma volevo anche capire sulla mia pelle cosa vuol dire partire, entrare in un contesto diverso, mettersi alla prova nell’aiuto del prossimo ed essere aiutata nei miei limiti. Sì, quello che mi spingeva a partire era proprio il desiderio di conoscere ancora di più me stessa in un luogo così diverso e con nuove persone…Chiudere finalmente i libri e partire.

 

Tramite alcune conoscenze in comune sono arrivata a Giovanni Parolari di AMICI Betharram Onlus, che ascoltando la mia storia e la mia volontà mi ha indirizzata verso l’Holy Family Catholic Centre, missione nel nord della Thailandia. Mi sono resa conto che partire per questo tipo di esperienza non è semplice, non vuol dire solamente acquistare un biglietto aereo e attendere la data della partenza ma è necessario un periodo di conoscenza reciproca, tra me e i referenti dell’associazione. Nei primi incontri Giovanni mi chiedeva se avessi delle domande e che cosa mi aspettassi di trovare una volta arrivata alla missione: io sinceramente di domande non ne avevo, forse perché vedevo la data della partenza così tanto lontana. Ho cominciato a pensare seriamente al viaggio poco più di una settimana prima della partenza: in quel momento ho iniziato a realizzare che da lì a poco sarei partita e soprattutto lo avrei fatto da sola.

 

Ho sempre pensato che meditare per tanto tempo alle cose che devono ancora accadere sia inutile perché non saranno mai come possiamo immaginarcele o come possiamo desiderarle. Sono così partita per vedere, conoscere, farmi sorprendere; sono partita per sentire un qualcosa di nuovo dentro di me. Arrivata in Tailandia sono stata accolta come una figlia e fin dal primo istante i bambini che vivono alla missione mi hanno preso per mano e con il loro indimenticabile sorriso mi hanno voluto portate nel loro mondo attraverso il gioco e gesti universali. Mi hanno voluto donare tutto quello che avevano, piccole cose materiali (come pezzi di stoffa ricamata e sassi per giocare) ma soprattutto mi hanno voluto donare i loro baci, i loro sorrisi e i loro abbracci.

 

Devo essere sincera: pur avendo visto qualche foto prima della partenza, durante il lungo viaggio in aereo, me li ero immaginati tristi, perché lontani dalle famiglie oltre che poveri. Invece mi sono resa conto che erano più ricchi di me, colmi di una ricchezza interiore tutti erano più ricchi di me nel loro cuore. Ho avuto anche la possibilità di visitare alcuni villaggi insieme ai missionari: a distanza di qualche mese, quando le emozioni del momento lasciano via via spazio al ricordo vivo e forse a ciò che davvero questa esperienza lascia, posso affermare che per la prima volta ho avuto modo di vivere il vero Natale cristiano. Non so cosa ho lasciato a loro, ma loro certamente mi hanno donato qualcosa che è difficile da descrivere con parole ma che sicuramente mi ha cambiato come persona.

 

Guardo la mia vita, guardo la mia quotidianità: amo il mio lavoro da insegnante; così tanto che a vent’anni ho scelto di abbandonare un lavoro sicuro in un ufficio contabile per rimettermi in gioco come educatrice. Amo vedere i bambini crescere giorno dopo giorno e anno dopo anno. Ho pensato che, attraverso la mia testimonianza, i bambini della nostra scuola potessero vedere e scoprire come vivono dall’altra parte del mondo dei bambini della stessa età.

 

Questo per me è stato un dono: poter condividere con i bambini che mi sono stati affidati ciò che ho vissuto, cercando di raccontare tramite parole e immagini quella piccola parte di mondo che ho potuto scoprire, quel legame che è nato in modo così spontaneo ma allo stesso cosi unico.