Volontariato é: Fabrizio “curare l’Africa dal … Centro”

Volontariato é: Fabrizio “curare l’Africa dal … Centro”

Per la rubrica “Volontariato è” oggi c’è Fabrizio, tecnico elettronico per cinque volte a Bouar nella Repubblica Centrafricana dove ha lavorato  nel centro di cura per persone con AIDS “Saint Michel”.
Ho trentasei anni e anch’io, come altri volontari sono finito in Centrafrica un po’ per caso. Sentivo il richiamo dell’Africa, tanto che ho cercato così tanto che alla fine mi sono trovato in un “pasticcio”. Sono partito per il Centrafrica per due settimane e due giorni dopo che sono tornato ero già in Sudan. Insomma, la mia esperienza è iniziata con padre Beniamino nella parrocchia di Fatima, che è un po’ il centro del mondo a Bouar.
Poi però per motivi professionali mi sono affiancato e mi sono affezionato moltissimo al Centro medico San Michel che gestisce il progetto Tad (Coordinamento del Trattamento delle Infezioni Sessualmente Trasmesse A Domicilio) che ritengo sia un progetto straordinario.
Il Centro San Michel è una struttura inaugurata nel 2010 ed è nata come un ambulatorio che fornisce cure mirate e specifiche per le persone. Tad significa “Trattamento A Domicilio”, quindi seguire il paziente, soprattutto affetto da Aids, fino dentro la sua casa.
Quello di cui un paziente di Aids ha soprattutto bisogno è di rimanere in seno alla sua famiglia, poter ricevere cure personalizzate senza la necessità di trovare posto letto in un dispensario medico.
L’importanza di questa struttura è stata proprio di fornire consulenza a chi ha bisogno di capire la propria malattia; di fornire una competenza diagnostica e di esami di laboratorio. Ora il centro è diventato un importante laboratorio analisi dove si svolge, a pieno titolo, microbiologia e biologia molecolare.
Un centro eccellente che affianca il centro di analisi “Pasteur” che si trova nella capitale Bangui; prima era l’unico centro specialistico per le malattie infettive di tutta la Repubblica Centrafricana.
Ora capita spesso che al Centro San Michel arrivino campioni di sangue per le analisi dalla capitale, dal Camerun o dal Ciad, perché la struttura si è formata professionalmente.
Fratel Angelo ha fatto e continua a fare un lavoro eccezionale di studio sulla materia, a cui si è aggiunta la collaborazione di professionisti venuti dall’Italia che hanno spiegato come gestire anche le malattie correlate all’immunodeficienza dell’Aids. Veramente è stato allestito un servizio gigantesco così come penso però che tutta la presenza missionaria betharramita a Bouar e Niem sia un’impresa eccezionale.
Ho fatto anche un’esperienza in Sudan con Emergency in un ospedale di cardiochirurgia di altissima specializzazione… eppure, sebbene la prestazione sanitaria fosse eccellente, quella era l’unica preoccupazione e pochissimi si  occupavano veramente delle persone, dell’istruzione e della comunicazione.
Mi sono affezionato tantissimo alla missione betharramita per questi motivi, perché ho visto tutto quello che gira attorno al Centro medico; ho visto il diversificarsi di tanti interventi e sforzi non limitati all’intervento sanitario, benché questo dia ottimi risultati.
In particolari tengo ad alcuni progetti: negli ultimi anni sono stati costruiti pozzi per l’acqua attraverso la sensibilizzazione, la raccolta fondi e l’adesione di molti simpatizzanti; poi sono state realizzate le scuole di villaggio, costruite per dare a più bambini una possibilità di istruzione, e agli insegnanti una formazione adeguata; il progetto orfani che sostiene i bambini abbandonati; il sostegno alle donne…
Questi sono alcuni esempi delle potenzialità che ha la missione betharramita di Bouar che non ha investito solamente su aspetti particolari delle povertà, ma ha diversificato moltissimo il proprio impegno spendendo energie per poter far crescere tutti gli aspetti affrontati.

Fabrizio Pinzan